La depressione fa parte di quell’insieme di disagi psichici, definiti disturbi dell’umore.
Per umore si intende quell’aspetto dell’attività psichica che conferisce la coloritura affettiva, l’atmosfera emotiva di fondo a tutto quel che viene vissuto. Coloritura, questa, che si esprime attraverso un continuum tra i due poli opposti dell’allegria e della tristezza.
Alterazioni del tono dell’umore sono fisiologiche nella vita di un essere umano e si differenziano dalle abnormi variazioni considerate patologiche, in quantità e durata, in termini di pervasività ed interferenza con le normali attività sociali, lavorative e affettive.
Attualmente il DSM V, il manuale statistico diagnostico dei disturbi mentali, di riferimento per gli esperti del settore a livello mondiale, suddivide i disturbi dell’umore in due categorie distinte:
- Disturbi depressivi
- Disturbi bipolari
I criteri di riferimento per l’inserimento in uno dei vari quadri diagnostici sono di tipo descrittivo (quali sintomi sono presenti), quantitativo (numero di sintomi presenti) e temporale (durata della sintomatologia).
Da un punto di vista qualitativo, invece, che quello di cui intendo parlare, il quadro depressivo si caratterizza per una serie di complessi aspetti che vanno a delinearne la cornice di personalità.
Chi soffre di depressione è attraversato da una profonda malinconia interiore, accompagnata da un altrettanto intenso senso di perdita e di mancanza.
Ricorrente è la sensazione di vuoto che non si riesce a colmare, e che anzi, sembra risucchiare tutto quel che trova sulla sua strada, come le energie, la voglia di fare, il desiderio, la capacità di godere dei momenti di piacere e l’interesse verso gli altri. Questo buco nero, che tutto ingloba e che in qualche modo, si cerca di riempire, si nutre di profondi sentimenti di odio e critica, che il depresso, giudice severo di sé stesso, si rivolge contro.
Depressione e rapporto con gli altri
Sono, infatti, particolarmente attenti verso ogni personale mancanza, attenzione non data e ogni più piccolo pensiero egoistico che li fa sprofondare in un diffuso senso di colpa, che attanaglia l’esistenza.
Nel rapporto con l’altro sono, invece, generosi, sensibili e comprensivi verso eventuali errori, concedendo spesso il benefico del dubbio per cercare di preservare, a tutti i costi, la relazione instaurata.
Il tema della separazione rappresenta, certamente, un nodo cruciale all’interno della psicologia depressiva.
Intricate e complesse sono le dinamiche psicologiche, attraverso le quali, viene gestito questo momento o anche solo il pensiero di questo evento che, grandemente temuto, si cerca in ogni modo di evitare per non incorrere in quello che, inevitabilmente, verrà vissuto come un abbandono.
Spesso l’infanzia è stata segnata da esperienze di perdita e vissuti abbandonici non elaborati, che specialmente, nel rapporto con persone significative come i genitori, si sono, poi, trasformati in una radicata ed inconsapevole paura di essere rifiutati nella relazione con l’altro.
L’elemento preponderante di questi vissuti del passato è l’aver provato, da bambini, intensi sentimenti di sofferenza, per particolari situazioni subite, di fronte alle quali ci si è sentiti impotenti per le naturali difficoltà di elaborazione che in infanzia si incontrano e che portano ad un altrettanto difficile adattamento in età adulta.
In questi casi il lavoro di psicoterapia aiuta nell’elaborazione dei vissuti di perdita e di sofferenza, andando a fornire gli strumenti più adatti ad una migliore gestione del rapporto con l’altro.
Rapporto che, il più delle volte, risulta deludente per via dello svilente confronto, a cui ci si sente, sempre, sottoposti e da cui se ne esce sconfitti, con duri colpi per un’autostima, già fragile in partenza.
Bibliografia e approfondimenti
Mc Williams N.,(1999), La diagnosi psicoanalitica, Astrolabio, Roma, (2012)
Nancy McWilliams, sito ufficiale